Tuttavia, a dispetto di questa posizione di preminenza rispetto alle altre produzioni legnose, la pioppicoltura sta attraversando una profonda crisi testimoniata dalla sensibile riduzione delle superfici coltivate che in Italia sono passate da 150.000 ettari degli anni '70 agli attuali 95.000 ettari.
In Piemonte il settore legno-mobile comprende 5.278 imprese (12% della regione) e circa 23.000 addetti; nel decennio 1991-2001 il comparto ha subito una riduzione di imprese e addetti di oltre il 10% (ISTAT CGI, 2001).
In Lombardia (e nello specifico in Pianura Padana, dove si concentra la larga parte degli impianti specializzati nella coltivazione di pioppo), le superfici coltivate sono passate dai circa 65.000 ettari agli inizi degli anni '80 agli attuali 35.000
La carenza di offerta interna di legno di pioppo, derivante dai residui di abbattimenti o dagli scarti di altre trasformazioni industriali, ha indotto l'industria dei pannelli truciolari a rivolgersi a fonti di approvvigionamento alternative, con ripercussioni negative sul mercato e sui prezzi del legname come si è verificato proprio nel corso di questi ultimi anni.
Questa situazione è da imputare a diversi fenomeni fra i quali hanno avuto un peso determinante gli interventi di politica agricola territoriale che hanno creato un quadro incerto e spesso contraddittorio in merito alla localizzazione della coltivazione del pioppo.
E' ben noto come le più recenti politiche comunitarie siano volte alla riduzione delle produzioni agricole tradizionali a vantaggio di usi meno intensivi del suolo e nell'ottica della riduzione degli interventi di sostegno e dei principi di attuazione del cosiddetto “sviluppo sostenibile”.
Da queste poche considerazioni appare chiaro che il “sistema pioppo italiano” si trova in una situazione alquanto critica, in cui spinte di diversa natura ed entità possono portare ad una vera e propria marginalizzazione della pioppicoltura, con il rischio di vedere allentati i forti legami della coltura del pioppo con il sistema di trasformazione industriale.
Gli anni '60 hanno segnato il boom della pioppicoltura specializzata, sia grazie alle diffusione dei cloni euro-americani di rapida crescita, sia ai progressi delle tecniche di coltivazione che all'aumento della domanda di legname di pioppo proveniente dall'industria dei pannelli compensati e truciolati così che negli anni '70, in Italia, si è toccato il picco di 150.000 ettari di coltivazione a pioppeto. Dagli anni '80 ad oggi, tuttavia si è assistito ad una progressiva contrazione degli ettari coltivati a pioppo sino agli attuali 35.000 ettari.
Si può stimare che in Lombardia la disponibilità di legname di pioppo si sia dimezzata dal 1990 ad oggi: da oltre 1 milione di metri cubi agli attuali 500.000 metri cubi/anno.
Questa situazione risulta addirittura sconcertante, sia rispetto alla generale espansione delle superfici forestate che si sta riscontrando in numerosi paesi europei, sia rispetto al grande fabbisogno di legname del nostro paese.
Il caso più eclatante è rappresentato dalla Francia dove i boschi a pioppeto costituiscono il 2,7% del patrimonio forestale di latifoglie temperate ossia 230.000 ettari, che consentono di ricavare annualmente 2.300.000 metri cubi di legname di pioppo in tronchi destinati per il 46% alla produzione di segati e per il 54% alla produzione di sfogliati. Così che le importazioni di legname di pioppo in tronco (prevalentemente dalla Francia) sono andate aumentando per valori che sono prossimi a 1.000.000 di metri cubi l'anno, ossia circa 2/3 dell'intera capacità di produzione del sistema pioppicolo italiano.
Per essere stata l'Italia il paese che ha inventato il clone I-214, destinato a sostenere l'industria dei pannelli compensati, placcati e multistrati e che si è propagato in tutto il mondo, compresa la Francia, la situazione attuale appare addirittura paradossale.
Sulla pioppicoltura occorre verificare se essa potrà recuperare il ruolo centrale avuto in passato per le industrie del pannello compensato e del pannello truciolare ed in aggiunta esprimere una specificità di coltivazioni adatte per corrispondere a cinque esigenze distinte espresse da differenti comparti di trasformazione:
I. La disponibilità di legnami di pioppo di elevata qualità adatti per ricavare sfogliati destinati alla fabbricazione di pannelli compensati, placcati e multistrati;
II. La disponibilità di legnami di pioppo di alta qualità per segati da falegnameria;
III. La disponibilità di tondame di pioppo da destinare alla fabbricazione di imballaggi di legno, pallet in particolare;
IV. La disponibilità di biomassa legnosa di pioppo per la fabbricazione dei pannelli truciolari;
V. La disponibilità di biomassa legnosa ad uso energetico.