A rafforzare l’ottimismo per la 61° edizione del Salone del
mobile sono arrivati i dati preconsuntivi sul 2022 del Centro Studi di
FederlegnoArredo. È infatti un + 12,7% registrato dalla filiera
legno-arredo nel 2022 a incorniciare, in un anno complicato e caratterizzato da
incertezze, un risultato che premia il lavoro, la qualità e la capacità di
innovarsi di un settore, fiore all’occhiello del nostro Made in Italy, che oggi
raggiunge un valore di produzione di circa 57 miliardi di euro.
Aumento
che, al netto dell’effetto-prezzi, resta positivo anche in volume. Nel 2019,
ultimo anno prima della pandemia, il valore era poco sopra i 43 miliardi di
euro.
Per le esportazioni, che costituiscono il 37% del
volume di fatturato totale della filiera legno-arredo, si stima una
crescita del +13,3%, trainata in particolare dagli Stati Uniti (terza
destinazione dietro la Francia e a pochissima distanza dalla Germania) anche se
soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno si evidenzia un rallentamento. La
Cina, caratterizzata negli scorsi anni da un particolare dinamismo con
variazioni percentuali di crescita molto più marcate degli altri Paesi, resta
nel 2022 la settima destinazione per il nostro export ma, a causa delle
chiusure decise dal Governo cinese per contrastare la pandemia, è tra i primi
10 mercati della filiera, quella con la crescita più bassa (+4,8%). Crescita in
valore anche per l’import (+31,5%), in particolare dall’Austria per quanto
riguarda l’approvvigionamento di materia prima legnosa.
“Accanto alla soddisfazione per una chiusura d’anno a
doppia cifra, adesso è d’obbligo volgere lo sguardo al 2023,
tenendo presenti i segnali di rallentamento registrati dal secondo
trimestre ’22, quando il perdurare di una situazione di instabilità economica e
politica ha inciso sui costi energetici sostenuti dalle aziende, sulla loro
disponibilità di materie prime ma anche sulla capacità di spesa dei
consumatori. La forte domanda di materie prime iniziata nel ‘21 e la guerra
ancora in corso – spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo
- hanno innescato la carenza di alcuni materiali con conseguente
innalzamento dei costi, acuitosi nel 2022.
Basti pensare che per le imprese del legno l’aumento dei
prezzi nel periodo gennaio-novembre ’22 ha toccato in media il +14,9% sul 2021
e il +24% sul 2019. Mentre per le imprese del mobile l’aumento nello stesso
periodo è stato del +10,3% sul 2021 e del +14,6% sul 2019. Se poi confrontiamo
l’indice della produzione industriale del legno e dell’arredo con quello dei
fatturati (gennaio-novembre ‘22 su ‘21) - prosegue Feltrin - si evince
come a fronte di una produzione del sistema legno a +3,4% si ha un fatturato a
+22,1%, mentre per l’arredo si va dal +1,9% della produzione al +12,1% di
fatturato. Ben 20 punti di gap per il legno e circa 10 per l’arredo.
Tradotto: abbiamo importato più legno e a costi più
elevati. Se non saranno adottate quanto prima le misure necessarie a
contrastare la corsa dei costi energetici e delle materie prime e attuata una politica
forestale che renda il nostro Paese autonomo nell’approvvigionamento di
legname - conclude Feltrin - anche una filiera sana come la
nostra rischia di non tenere più il passo e perdere competitività non solo in
Europa ma anche su mercati emergenti”.
Per il Macro Sistema Arredamento, andamento positivo
per il fatturato alla produzione che sfiora i 29 miliardi di euro (+11,1%),
mentre l’export che vale 15,3 miliardi di euro e rappresenta il 53% del
fatturato totale, registra un +12,6% rispetto a un mercato interno (13,6
miliardi di euro) a +9,4%. I principali mercati presentano tutti un segno
positivo, ad eccezione della Russia che perde quote uscendo dalle prime dieci
destinazioni sostituita dagli Emirati Arabi Uniti.
Il Sistema Illuminazione, dopo la pesante flessione
del 2020, determinata in particolare dalla forte dipendenza del settore dai
mercati esteri, nel 2021 era tornato ai livelli pre-pandemici e nel 2022 ha un
fatturato alla produzione pari a 2,5 miliardi di euro in aumento del +7,2% sul
2021. Positivo anche l’export a+8,5% (valore 1,9 miliardi) che pesa per il 76%
del totale: tra le principali destinazioni Francia, Germania e Stati Uniti, e
sono questi ultimi a registrare i tassi di crescita più interessanti. Più
contenuta la variazione sul mercato interno (+3%).